Altro che le foto aeree delle spiagge, con gli ombrelloni aperti, ordinati in file colorate. Guardando questo territorio dall’alto ci si accorge di essere piacevolmente circondati
da un’infinità di ulivi che non si sbaglia a definire ultracentenari. Aggrappati a colline con pendenze da trattori, danno un prodotto eccezionale, tant’è che siamo nel cosiddetto triangolo d’oro dell’olio, fra Loreto Aprutino, Pianella e Moscufo. E a Loreto, per celebrare l’oro he viene dalla terra, èè anche il Museo dell’Olio, in un frantoio del 1880. Costruito da Raffaele Baldini Palladini, proprietario terriero e produttore di olio, che chiese all’amico Francesco Paolo Michetti di realizzare il progetto del suo opificio. Lo stesso Michetti firma, come diremmo oggi, il design dei contenitori per l’olio e gli espositori, che a vederli stupiscono per la loro elegante modernità. Il museo ripercorre le diverse fasi della produzione dell’olio mostrando utensili e macchinari che si sono succeduti nel tempo. Nelle sale dell’antico frantoio sono ospitate due sezioni che raccontano l’evoluzione delle tecniche di lavorazione delle olive, dalle più antiche a quelle del primo Novecento.
Volendo usare la bici da corsa senza pensare a sterrati e deviazioni, scendendo da Loreto Aprutino ecco la Strada regionale 151 che dopo Stazione Pianella incrocia lo su-adone principale, per prendere a destra verso la SP53, che, raggiunto e passato l’abitato di Pianella, prosegue lungo via Rieti, dove giriamo a sinistra per proseguire in direzione Moscufo, sempre lungo la stessa SP53, che poi diventa SP59. Una volta a Moscufo si può visitare il centro storico: la Chiesa parrocchiale dedicata a San Cristoforo, Palazw Orsini, la Chiesa romanica di Santa Maria del Lago, con l’ambone policromo realizzato da Nicodemo da Guardiagrele e w1a Madonna con Bambino del 1465. Data la vocazione per l’olivicoltura, il paese ospita in estate la rinomata “Sagra dell’olio d’olivà’. Salutata Moscufo, essendoci il Tavo e gli sterrati, si dovrà dunque tornare indietro in direzione Pischiarano fino ad intersecare la SP53 per rientrare a Loreto. Un totale di quasi 27 chilometri di saliscendi. Più bello ancora immergersi in queste colline magiche in mtb o grave!, per provare l’ebrezza di pedalare fra file di legno profumato. Partenza dunque da via Cesare Battisti, davanti al Castelletto Amorotti – sede del museo – per scendere verso via Santa Maria in Piano attraverso via dei Cappuccini, dalla quale si ammira il paese con la conformazione che segue le onde della collina. La chiesa è raggiungibile sia via asfalto che con lo sterratino che parte girando sulla sinistra prima di un bar nei pressi di un gruppo di case, facilmente identificabile. Già lì siamo in piena campagna, mentre sulla sinistra scorre la Regionale 151.
Visitata la chiesa, già documentata nel XII secolo, con il celebre affresco del Ponte del Capello e ripreso lo sterrato, si interseca l’asfalto per riprendere subito un altro sterrato sulla destra. Il primo tratto del bivio del bar fino a intersecare ancora l’asfalto è di 800 metri di strada bianca. Tornati di nuovo su asfalto – dopo il secondo sterrato di poco più di 1 km – seguiamo questa strada fino a contrada Farina. Qui si gira sinistra e poi subito la prima a destra, per una breve sterrata verso la SP53, attraversando il fiume Tavo. Si segue la stessa fino ad incrociare la SP59: superata la prima sulla destra, senza uscita, si prende invece la seconda per una spettacolare sterrata di quasi 4 km sul crinale della collina, con ulivi di qua e di là, fino a tornare su asfalto a sinistra e prendere subito a destra per Case Vicario: ancora su un crinale e, al termine della strada, subito a destra per uno sterrato parallelo alla SP53 di quasi 2 km che arriva a Pianella da via Rieti.
Qui c’è la chiesa di Santa Maria Maggiore della prima metà del XII secolo. Con comodo sulla SP5 l si va avanti fino al bivio con una rotatoria che indica Moscufo, il cui nome piace pensare che derivi dal signore longobardo Moskulf. E ancora in piedi sui pedali fino a contrada Fontedoro. Si lascia l’asfalto per contrada Casale e riprendere la strada dopo poco più di 1 km, con di nuovo la SP59 che porta fino a Moscufo. Qui è d’obbligo una vista a Santa Maria del Lago, poco fuori il paese. Dipendenza del monastero di San Clemente a Casauria, è attestata già dall’anno 969 e, fra altre preziosità, custodisce un ambone del 1156. Dal paese, tornando un po’ indietro ecco Contrada Tavolaro che incrocia di nuovo la SP59. È possibile attraversare il Tavo alle spalle di una industria di calcestruzzi. Trovando difficoltà si può proseguire, con il fiume sulla destra, fino all’imbocco di contrada Remartello che riporta sulla SRl 51. Spalle alla fabbrica prendere dunque la strada di fronte, con indicazioni contrada Moscone-contrada Bufarale. Da qui si risale verso l’antico Castrum Laureti ammirandone il versante opposto rispetto ali’ andata.
ABBAZIA DI SANTA MARIA DEL LAGO – MOSCUFO
È un’abbazia benedettina la cui fondazione risale al Xli secolo e dalla tipica struttura a tre navate e muratura in cotto. L’edificio andò incontro nei secoli a successive modifiche, ma nel corso degli ultimi decenni grazie ad alcuni restauri è stato riportato alle sue caratteristiche originarie. Possiamo ancora trovare elementi che hanno attraversato i secoli per giungere a noi, tra i quali il portale dal disegno semplice e le figure quasi stilizzate con i simboli degli Evangelisti e l’Agnus Dei e, nell’abside, i resti di un affresco del Xlii secolo che raffigura il Giudizio Universale.
FAGIOLO TONDINO DEL TAVO
Nella tradizione lo conoscono come “fasciule a bucielle” per la somiglianza col piccolo pisello tondo. Il Fagiolo tondino è un frutto prezioso della terra, ma è anche delicato e raro perché richiede molta acqua e per questo è coltivabile solo tra le sponde del lavo, che attraversa Loreto Aprutino e Cappelle sul lavo. È noto per le proprietà nutrizionali e per la facilità di cottura e la notevole digeribilità, grazie alle sue caratteristiche e alla buccia molto sottile.
Farindola
Il Museo del Camoscio: da vedere e da toccare per scoprire il mondo degli affascinanti ungulati. La vicenda del camoscio sulle montagne abruzzesi è la storia di un successo per l’ambiente e la comunità che abita il territorio. Nei pannelli informativi si apprende come il camoscio, scomparso oltre cento anni fa da queste montagne, sia stato reintrodotto con successo. Le modalità espositive rendono il museo unico, con zone per giochi ed esperienze sensoriali che dal Museo si estendono fino alla montagna, all’Area Faunistica e al sentiero naturalistico adatto a tutti gli appassionati, grandi e piccoli. Sempre a Farindola non mancate di gustare il famoso pecorino: una vera perla nascosta dell’entroterra abruzzese che si produce in quantità limitatissime ed esclusivamente in una ristretta area del versante orientale del massiccio del Gran Sasso. Ha una caratteristica che lo rende unico: è preparato utilizzando caglio di maiale, che gli dà un sapore unico rispetto agli altri formaggi.
CAPPELLE SUL TAVO
Il suo nome è legato alle antiche cappelle immerse nei boschi circostanti. Il centro storico è caratterizzato da un intrico di vicoli con edifici risalenti a diverse epoche storiche. Da visitare la Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Luterana e il
settecentesco Palazzo dei Baroni de Landerset.
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