In questa tappa del Cammino di San Tommaso, che unisce la Basilica di San Pietro a Roma con Ortona, la quale, secondo la tradizione, custodisce dal 1258 le spoglie dell’apostolo Tommaso, pedaliamo nel cuore dell’Abruzw, tra distese di ulivi e monasteri medievali. Partiamo da Capestrano, raggiungiamo il lago di Capodacqua e saliamo tra uliveti fino al valico di Forca di Penne, dove ancora svetta una torre medievale collocata in posizione strategica per sorvegliare i tratturi di un’importante area di transito tra la valle del Pesc.·1ra e quella del Tavo. Procediamo su asfalto e poi su sterrato con vista sul Parco Nazionale della Majella fino a Pescosansonesco Vecchio, un antico borgo appollaiato sulla roccia con il tipico intrico di strade strette sulle quali si affacciano le tradizionali case in pietra. Il borgo ospita il Santuario dedicato a San Nunzio Sulprizio, protettore degli invalidi e delle vittime del lavoro, meta di pellegrinaggi. Dal Santuario scendiamo fino a Torre dei Passeri, dove merita fare una deviazione verso l’Abbazia medievale di San Clemente a Casa uria, Si tratta di un antico monastero benedettino la cui fondazione si fa risalire al 871 e che raggiunse il massimo splendore a metà del XII secolo. Sculture e affreschi ne fanno Lmo dei più importanti esempi del romanico – gotico abruzzese. Ritornati indietro, pedaliamo in direzione di Scafa che raggiungiamo dopo aver attraversato un ponticello e percorso w1 tratto di ripida sterrata. Da qui si scende fino a raggiungere la ciclabile che ci porta all’ingresso del Parco Naturale Sorgenti sulfuree del fiume Lavino, un paesaggio fiabesco tra laghetti turchesi e alberi che si piegano sull’acqua. Le antiche sorgenti sulfuree erano note anche ai Romani che le utilizzavano per le loro terme. Il cosiddetto mulino Farnese, risalente al XVI secolo, è ancora visibile e testimonia lo sfruttamento delle acque e del territorio da parte dell’uomo.
Oltre il faune riprendiamo a pedalare e raggiw1giamo Manoppello e il Santuario del Volto Santo, che custodisce un tessuto con la riproduzione di quello che secondo la tradizione sarebbe il volto di Gesù. Si tramanda che il tessuto passò di mano in mano in modo “‘ avventuroso per raggiungere il piccolo borgo ed essere riconosciuto come possibile immagine acheropita, cioè non dipinta da mano umana. Intorno alla tradizione del Volto venne costruito nel 1620 l’edificio religioso. Secondo alcuni il tessuto sarebbe il Velo della Veronica, cioè il velo del sudario di Cristo un tempo custodito a San Pietro e poi andato perduto. Visitato il santuario, proseguiamo salendo su asfalto e imbocclùan10, in prossimità di una recinzione, una sterrata sulla sinistra. Pedaliamo su fondo che alterna sterrato e asfalto fino a Serramonacesca, da dove con una breve deviazione raggiungiamo l’abbazia di San Liberatore a Majella, indissolubilmente legata a Carlo Magno. Tornati al Cammino, proseguiamo salendo ancora su sterrato fino a raggiungere una rotonda con la scultura del lupo, simbolo del Parco Nazionale della Majella. Dalla rotonda ragiungiamo su asfalto il borgo medievale di Pretoro.
Nota importante: il passaggio nel Parco Sorgenti Sulfuree del fiume Lavino va affrontato con cautela perché è necessario guadare un corso d’acqua (occorre quindi informarsi prima di affrontare l’itinerario per conoscere le condizioni del tratto). È comunque possibile aggirare il guado con w1a deviazione che inizia circa 3 chilometri prima dell’ingresso nel Parco, ricongiungendosi poi alla strada che porta a Manoppello.
L’ABBAZIA DI SAN LIBERATORE A MAJELLA
Nel 781 i franchi sconfissero i longobardi in un’epica battaglia, a ricordo della vittoria Carlo Magno volle questo edificio per dedicarlo al culto di San Liberatore.
L’abbazia a seguito di importanti restauri è tornata a mostrare gli antichi splendori, dai frammenti di affreschi dell’abside – uno dei quali riproduce Carlo Magno – al pavimento a mosaico che risale al 1275, fino alla facciata a tre portali e al campanile.
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