• comfort e ospitalità
    comfort e ospitalità

    comfort e ospitalità

  • un'oasi di pace

  • tra arte e storia

  • Un soggiorno per tutti i gusti

  • nel cuore dell’antica città

  • per soggiorni di lavoro o di piacere

    L'itinerario della Libertà

    Lunghezza del percorso: 101 km
    Dislivello + 941 metri – 941 metri
    Difficoltà: Medio
    Quota massima: 1300 metri s.l.m.
    Fondo: 100% asfalto

    Appunti
    • Collegamento con la tappa nr 2 della Linea Gustav

    https://loc.wiki/t/31893559/itqs?h=bmx5ngyrpy

    Questo itinerario permette, oltre al mantenimento di un capitolo importante della nostra storia, di avvicinare un territorio straordinario per caratteristiche ambien­tali e culturali. Dopo lo sbarco delle truppe alleate a Salerno, i tedeschi crearono nel punto più stretto della penisola la Linea Gustav, collegando Ortona alla foce del Garigliano, sul Tir­reno. Il Guado di Coccia fu il punto di attraversamento della linea fortificata, ma anche l’unico punto di passaggio facile di tutto il massiccio della Majella per i prigionieri fuggiti dal Campo 78 che accarezzavano la speranza di ricongiungersi al loro esercito stanziato dall’altra parte della montagna. Nell’in­verno del 1943 e ’44 la gente abruzzese si adoperò per portare in salvo gli inglesi e americani, accogliendoli e nascondendoli nelle proprie case e dividendo con loro le poche risorse a di­sposizione. Uomini e ragazzi, profondi conoscitori del loro ter­ritorio, diventeranno abili guide capaci di condurre questi soldati attraverso sentieri impervi fino a Casoli, sede del co­mando Alleato.
    Il nostro percorso inizia dal parcheggio del Centro di Visita dell’Oasi di Serranella e attraversa borghi e luoghi toccati dal “Sentiero della Libertà” che vide protagonista anche Carlo Aze­glio Ciampi. Uscici dal centro, prendiamo subito a sinistra la strada asfaltata in leggera salica: all’incrocio con la SS84 (dopo circa km 1,8) deviamo a destra (indicazione contrada Laroscia), verso la campagna; a un bivio trascuriamo la strada bianca che
    sale a sinistra, verso Laroscia. Una serie di curve preannunciano .;.; le case sparse di contrada S. Lucia. È decisamente bello lo scor- 􀀄 cio panoramico sul paese di Castel Frentano, adagiato sul cri­nale di una collina; non dobbiamo raggiungerlo, al bivio proseguiamo a sinistra seguendo le indicazioni per S. Eusanio. Prima in discesa, poi in salica, dopo circa 1.5 km seguiamo a sinistra le indicazioni per Casoli. Cambiente è tipicamente col­linare, ulivi e querce accompagnano la nostra pedalata. Dopo circa 2 km ci lasciamo alle spalle frazione Ripitella. In questa zona crescono gli alberi delle olive intosso di Casoli: il nome si deve al facto che, per essere gustate, le olive di Casoli doves­sero essere addolcite – ossia ‘ndosse – e poi passate diverse volte socco l’acqua fresca delle sorgenti locali. Queste olive oggi sono utilizzate per la produzione di un olio extravergine di oliva che si presenta verde intenso e di gusto forte, amarognolo e legger­mente piccante. Si sale, si scende, finché la vista su Casoli si fa più nitida. Dalla frazione Piane delle Vigne possiamo ripren­dere fiato: la strada perde quota verso il fondovalle, fino a Selva Piana. Da qui si segue a destra la SS84. Arroccato in cima alla collina il castello di Casoli vigila sulle valli del Sangro e dell’A-ventino. Nel periodo rinascimentale il mastio si sviluppò e in­gentill con nuove aree, come il cortile interno, trasformandosi in un elegante palazzo nobiliare; nei primi del Novecento vi tro­varono ospitalità importanti uomini di cultura e artisti come Ga­briele D’Annunzio, Francesco Paolo Michetti e Cesare De Titta. Senza sosta possiamo proseguire verso Fara San Martino, oppure con una breve digressione salire a Casoli per una sosta alla Scuola del Gusto in via Frentana 50 (GAL Maiella Verde). In questo se­condo caso, oltrepassata la frazione di Quarto da Capo si raggiunge il lago San Angelo o di Casoli. Sotto lo sbarramento dell’Aven­tino, dopo alcuni tornanti si prende a destra (indicazioni per Tor­retta), poi a sinistra, si supera un ristorante sulla destra, si oltrepassa contrada Torretta e ci s’immette nuovamente sul percorso princi­pale che sale verso Fara San Martino. Le case in pietra quasi si confondono con le pareti rocciose che fanno da quinta ali’ abitato: il colpo d’occhio è davvero suggestivo, con le rocce che rubano letteralmente lo sguardo. Terra Vecchia, così si chiama uno dei quartieri più antichi e meritevoli di visita a Fara San Martino, ac­cessibile dall’antica Porta del Sole. Trascuriamo la strada a destra diretta al borgo di Palombaro. Siamo ormai ai piedi della Majella, l’acqua del Verde è protagonista di un prodigio: ha scavato un im­pressionante canyon che svela la magia della creatività umana, rap­presentata dai resti di un’antica abbazia medioevale. Un luogo che da solo vale questa avventura! [acqua del torrente ha fatto anche la fortuna dei pastifici storici di Fara San Marcino, bisogna per­tanto prestare attenzione in questo tratto di strada trafficato dai camion che trasportano l’ottima pasta secca che si produce in paese. La pedalata continua lungo la strada che sale ripida fino a Passo San Leonardo: in successione, lascia prima sulla sinistra il bivio per Civicella Messer Raimondo, entra nel bosco di cerro della fra­
    zione La Selva, poi in discesa supera sulla sinistra il bivio della fra­
    zione Corpi Santi. Da qui girando a destra sulla SS84, si va avanti prima in salita e poi socco la parete rocciosa della montagna, per giungere a Lama dei Peligni. Là dove l’alto vastese si incunea dol­cemente alle falde della Majella, questo paese ospita l’ a.rea faunistica con il maggior numero di camosci d’Abruzzo. Nei pascoli d’alca quota non è raro trovare le stelle alpine appenniniche. Superato Lama dei Peligni, direzione Palena (Km 9), la strada costeggia la montagna per circa 3 km, fino all’ingresso di una galleria, dove sulla sinistra c’è l’accesso al “Sacrario Brigata Maiella”, la brigata partigiana che tanto combatté per la liberazione, dall’Abruzzo fino all’Emilia Romagna e al Veneto. All’uscita della galleria, dopo circa 500 metri, troviamo la Grotta del Cavallone, dove gli abitanti di Taranca Peligna si nascondevano per fuggire alle rappresaglie delle
    truppe tedesche. Questo magnifico anfiteatro ipogeo aveva già avuto il suo momento di notorietà: al suo interno è ambientata la
    scoria della “Figlia di Iorio”, tragedia pastorale scritta da Gabriele D’Annunzio nel 1903. Da qui si ammira il panorama di Taranta Peligna, paese che sorge alle pendici della montagna. Dal borgo, grazie a 17 4 gradini scavati direttamente nella roccia, si può facil­mente raggiungere l’entrata della Grotta del Cavallone (1300 m). ; Riprendiamo a pedalare lungo la pista che costeggia la montagna.

    e elargisce una bella vista su Lettopalena e la vallata sottostante. All’ingresso di Palena si trascura il bivio a sinistra per le piste di sci di Roccaraso. Qui giungevano i fuggitivi del Campo 78, gui­dati dai partigiani verso i territori già liberati dagli Alleati dopo una lunga discesa dal Guado di Coccia presidiato dall’esercito te­desco. Subito dopo il paese, in direzione Torriccella Peligna, dalla SP107 guadagniamo quota 1.300, la più elevata del percorso. Raggiunta l’area pic-nic del rifugio Fonte La Noce, ci aspetta una bella discesa a zig e zag in un bosco di cerro e superato a destra il bivio della frazione Fonticelle e di Montenerodomo, sfioriamo la frazione di Fallascoso. Nei pressi di questo piccolo borgo (primo bivio sulla destra poco dopo usciti dal paese SP132), sorgeJuva­num, Parco Archeologico classificato dal Ministero dei Beni Ambientali come area di interesse nazionale. Sempre in discesa, si arriva a Torricella Peligna, paese di alta collina che spazia dalla Majella orientale fino al Mare Adriatico. Secondo la leggenda, su una rupe di roccia poco distante dal centro abitato, si potrebbe scorgere l’orma di Sansone che avrebbe attraversato da qui la valle j sottostante con un solo passo. Nel centro di Torricella Peligna si tf. devia a destra sulla SP 11 O per Roccascalegna; poco dopo la strada scende a tornanti sul versante opposto, mostrando un ampio pa­norama su tutta la Valle del Sangro. A Colle Zingaro svoltiamo a sinistra per seguire l’indicazione del fondo valle. La strada si apre su un paesaggio collinare di ampio respiro. Superato il crinale ar­gilloso di una collina-e lasciando a destra il bivio della SP129 – entriamo a Roccascalegna, borgo che conserva uno dei più spettacolari e possenti manieri d’Abruzzo. Proseguendo lungo la SP 11 O perdiamo quota e attraversata contrada Collegrande giun­giamo ad Altino, piccolo borgo arroccato su uno sperone nella valle dell’Aventino. Ad Altino non è raro vedere grandi collane di peperoni – dette “Crolli” – lasciate essiccare all’aria aperta per diversi giorni, sotto la luce del sole. Il Peperone dolce è un pic­colo ortaggio a forma di corno, dal colore rosso intenso, che viene anche chiamato peperone “a cocce capammonte” – letteralmente “a testa in su” – per la sua curiosa forma. Mantenendoci sempre sulla strada provinciale ed evitando i numerosi incroci delle varie contrade, il percorso rientra definitivamente nel fondo valle, fino a immettersi in località La Selva, sulla 5S84. Dopo la contrada,
    i ciclisti in sella ad una mountain bike possono rientrare seguendo la seconda tappa della Linea Gustav (vedi pag 32), altrimenti bi­sogna dirigersi verso Guarenna Nuova.
    Si prosegue a destra, sempre dritti, oltrepassando il villaggio; su­perato a destra l’innesco della S5159, si continua ancora dritti uscendo dal centro abitato e raggiungendo il bivio in contrada Guarenna Nuova. A questo punto, deviando a sinistra si chiude il circuito e si torna al punto di partenza della Riserva Naturale di Serra.nella (serranella@wwfit), una delle aree più imporranti per la sosta degli uccelli migratori (Centro Visite in località Brec­ciaio 2, Tel. 0872.50357). In appositi stagni, accessibili ai turisti, nell’ambito del Progetto Emys sono stati ricostruiti gli habitat ti­pici che ospitano le testuggini palustri sottratti a detenzione illegale e per l’allevamento e la successiva reintroduzione.

    UOMO DELLA MAJELLA

    A Lama dei Peligni fu trovato all’inizio del XX secolo il
    cosiddetto Uomo della
    Majella, un resto umano
    preistorico che si pensa
    possa risalire ad un periodo compreso tra il 7000
    e il 5000 a.e.
    In età romana il territorio fu abitato dalla tribù italica dei Carecini, che popolarono i principali centri abitati di
    Juvanum e Cluviae.
    Un salto avanti fino all’epoca contemporanea ci porta al 1903, anno in cui Gabriele D’Annunzio ambientò
    proprio a Lama dei Peligni la sua tragedia “La figlia
    di Iorio”.

    LETTOPALENA BORGO MEDIOEVALE

    Adagiato su grandi blocchi calcarei, Lettopalena nacque intorno all’abbazia benedettina di Santa Maria di Monteplanizio e ancora oggi mostra il lascito del suo passato con i ruderi delle sue mura ciclopiche e i ruderi dell’ex chiesa dedicata a San Nicola di Bari. Questo territorio è però da scoprire sui suoi sentieri e nei suoi ampi pascoli, come quelli che si incontrano a Fonte della Noce, un’ampia area verde a 1000 metri di quota circondata da sorgenti e dai boschi dei Monti Pizzi.

    LA MADONNA DELL’ALTARE

    Sul Monte Porrara, questo piccolo eremo si nasconde in uno scenario naturale da favola.
    Costruito in cima a uno strapiombo, è costituito da una chiesa, un piccolo agglomerato abitativo e da un giardino pensile ricavato dalla rupe.
    Un ambiente spartano che si inserisce perfettamente nella natura e che fu costruito nei pressi della grotta in cui Pietro da Marrone – poi Papa Celestino V – sostò per tre anni dal 1235 al 1238 in ritiro spirituale. Nonostante sia servito da una comoda strada, l’eremo è raggiungibile da sentieri nascosti e suggestivi, che si inoltrano nel bosco e consentono di scoprire i preziosi ambienti naturali del Parco Nazionale
    della Majella.

    Castello di Roccascalegna

    Pare costruito su una rampa di lancio verso il cielo. La sua imponente struttura risale probabil· mente al periodo dei Longobardi, che tra il V e il VI secolo fecero una prima opera di fortificazione della rocca. Con l’alternarsi delle dominazioni, Roccascalegna passò prima in mano agli Svevi, poi agli Angioino-Aragonesi, che lo arricchirono di altre strutture. Passarono gli anni e anche l’a· spetto del castello mutò con il tempo, fino alla condizione attuale, frutto di imponenti lavori di re­stauro eseguiti alla fine degli anni ’90. Oggi il castello si erge austero sul suo sperone roccioso, intorno al quale modellò i suoi ambienti, e sul borgo medievale sottostante. Ancora visibile al suo interno, il vecchio carcere, la torre angioina e la chiesa. Un vero tuffo nel passato medievale tra le alture dell’entroterra chietino.

    FARA DI SAN MARTINO

    Fara San Martino è il borgo dell’acqua e della pasta: le sue sorgenti forniscono un
    elemento tanto semplice quanto prezioso per le industrie e le botteghe che qui producono pasta da decenni.
    Poche centinaia di metri separano il borgo dalle Sorgenti del fiume Verde e altrettanti
    dalle Gole di San Martino, strette fenditure nella roccia che sintetizzano quella sensazione di struggente impotenza dinanzi alle imponenti forme della
    natura. All’interno della forra si celano i resti di San Martino in Valle, un monastero
    benedettino incastonato nella roccia, riportato recentemente alla luce.

    GROTTA SANT’ANGELO

    Sulle alture ai margini di Palombaro si nasconde tra la vegetazione questo piccolo riparo nella roccia, con i resti dell’antica chiesa dedicata a Sant’Angelo (sec. Xl e Xli). Il sentiero nr 8 – che inizia da località di Fara San Martino – rappresenta un vero bagno nella natura e negli ambienti del Parco Nazionale della Majella. Al termine del cammino, l’eremo si nasconde lì, tra la vegetazione e un alto fronte di roccia che lo sovrasta, lasciando stupito chi lo individua per primo nei colori della pietra viva.

    Scopri le bellezze del nostro territorio, gli itinerari e eventi da non perdere, i monumenti, e la famosa sfilata delle chiavi d'argento in occasione della festa patronale del "Perdono".                                                                                                                                                             Discover the beauty of our land, routes and events not to be missed, the monuments and the famous parade of the silver keys on the occasion of the patronal feast

    Situato in uno splendido palazzo del 1500 nel cuore dell’antica città medioevale si affaccia nella via principale che collega la Basilica di San Tommaso Apostolo con il castello Aragonese.                                                                                                                                                                                                                                                                            Situated in a beautiful palace of 1500 in the heart of the medieval town overlooking the main street that connects the Basilica of St. Thomas the Apostle with the Aragonese castle

    Sempre nel cuore del centro storico, nella caffetteria "il Moro" potrete rilassarvi davanti ad un buon caffè gustando un gelato o una delle famose crepes appena fatte.                                                                                        Also in the heart of the historical center, in the coffee shop, "IL Moro", you can relax in front of a good coffee while enjoying an ice cream or one of the famous freshly made crepes

    collocato nel centro cittadino in una palazzina di recentissima costruzione, il B&B Licia è dotato di tutti i più moderni comfort, per soggiorni di lavoro o di piacere ma sempre in totale relax.                                                              located in a recent building, the B&B Licia is equipped with all the modern amenities for business or leisure, but always in total relaxation.