Percorso degli antichi Italici
Lunghezza del percorso: 39 km
Dislivello + 1076 metri – 1076 metri
Difficoltà: Medio
Quota massima: 1020 metri s.l.m.
Fondo: 100% asfalto
https://loc.wiki/t/31442051/itqp?h=bmx5ngyrpy
La vallata del Sangro è punteggiata da piccoli borghi medievali, che la scrutano dalla cima di alture sempre ricche di vegetazione mediterranea. “Terrazza sul Sangro”, così è soprannominata Archi, in ragione della sua stupenda posizione panoramica sulle valli dell’Aventino e del Sangro. Qui, in un paesaggio di media collina – l’olio è di qualità! – nel periodo postunitario imperversava il brigantaggio; ad Archi valse l’onere e il privilegio di contrastarlo con il riconoscimento del regio esercito di Guardia Nazionale Italiana, corpo militare del Regno d’Italia. Oggi, il luogo è amabile e sereno, punto di partenza del nostro itinerario cicloturistico che si allontana gradatamente dai numerosi palazzi storici che impreziosiscono il borgo, sul quale vigila dal l’alto la rocca.
Piazza Marconi, s’inizia a pedalare, direzione Tornareccio, I ungo la SP 216. Sono circa 7 km in leggera salica ma, come si suol dire, molto pedalabile. Il piccolo borgo alle pendici del Paliano sembra letteralmente appeso ai verdi fianchi della montagna. Inoltrarsi tra i suoi vicoli è un’esperienza sorprendente: Tornareccio è un vero e proprio museo a cielo aperto, arricchito da oltre ottanta mosaici incastonati sulle facciate delle abitazioni, lasciti dell’ evento “Un mosaico per Tornareccio”. La manifestazione che prese il via nel 2006, promuove questa curiosa forma d’arte aperta ad artisti e disegnatori che vedono installare creazioni più votate dai cittadini sui muri delle abitazioni. Tornareccio è anche il paese del miele, un nettare pregiato che qui viene prodotto in diverse varietà: d’acacia, millefiori, di rododendro, eucalipto e arancio. Proprio gli ambienti scarsamente inquinati e la grande biodiversità fecero di Tornareccio un luogo ideale per l’apicoltura già dalla fine dell’Ottocento. Nella capitale del miele abruzzese nacque una particolare modalità di produzione chiamata “nomadismo”: lo spostamento continuo degli sciami per trovare le migliori piantagioni e consentire una produzione di mieli mono floreali di grande qualità. Oggi il Comune conta circa 10.000 alveari e oltre 30 aziende che operano nel settore e che producono circa la metà del miele regionale. Tornati in sella alla bicicletta, appena fuori da paese si raggiunge il bivio per Monte Pallano: la strada di media pendenza suggerisce marce basse, fino alla cima è salita per cinque sesti del percorso. Però prima di raggiungere quota 1.020, prendiamo fiato con una breve disgressione verso le Mura Megalitiche cli Pallanwn, città del N-V secolo a. C, che si estendono qui per 4 metri di altezza e 160 di lunghezza, interrotte solo dalle due porte d’ingresso, le porte del Monte e del Piano, alce solo 80 centimetri. La pedalata può ora riprendere fino in cima, un eccezionale punto di osservazione sulla costa adriatica, sul vicino lago di Bomba e sui monti Frentani. Sin dal paleolitico, e successivamente in epoca romana e tardo medievale, la posizione strategica e le sorgive presenti sul monte hanno reso l’area adatta all’insediamento umano, la cui traccia è osservabile tramite un percorso archeologico visitabile tutto l’anno. Il più è fatto, ora ci spetta la discesa verso Bomba, lungo via Sambuceto, fino in fondo. Solo poco prima dell’ingresso del centro abitato (50 m) si deve svoltare a destra su via Giardino; la seguiamo per un chilometro per poi svoltare a destra su via Paliano in direzione Archi – Tornareccio, tagliando orizzontalmente il versante nord del Monte Paliano. Quest’ultimo tratto, 3.5 km abbastanza impegnativi, ci riportano sulla SP216 e svoltando a destra, dopo circa 6 km, si raggiunge di nuovo Archi. Scesi dalla sella della bicicletta, provate anche il piacere di sedervi a tavola per provare la Ventricina, un insaccato di lunga stagionatura ottenuto dalle parti più nobili del maiale. Una volta insaccato, viene stagionato per almeno cento giorni. La Ventricina è stato il primo tra i Presidi Slow Food abruzzesi e nella cucina tradizionale viene utilizzata come ingrediente del ragù, ma soprattutto è gradito a pezzi con il tradizionale pane abruzzese. Salumi e insaccati sono alimenti che appartengono alla tradizione culinaria locale in quasi tutte le parti d’Italia, e anche l’Abruzzo non fa eccezione: per i pit’1 curiosi suggeriamo la visita al Museo del Maiale, ospitato all’interno del Castello Ducale di Carpineto Sinello.
ATESSA
Tra le colline che circondano la valle del Sangro si erge Atessa, di origine romana: scavi archeologici hanno testimoniato il suo profondo legame con la coltivazione del fico, in particolare con la varietà “Reale”. Sono un ottimo ingrediente per dolci, biscotti, confetture e prodotti da forno. Speciali da gustare, quando incastonati nel tipico torrone di Atessa.
MONTEFERRANTE E IL LAGO DI BOMBA
In cima al colle, dal piccolo grappolo di case in pietra di Monteferrante la vista spazia dalle cime più alte della Majella alla chiazza blu intensa del lago di Bomba. A pochi chilometri, le Cascate del Verde (Tel:
0872/945022,
rioverdesnc@libero.it), un triplice salto spettacolare all’interno della riserva regionale. Sul profilo del centro medievale di Monteferrante si innalzano i torrioni del castello dei Di Sangro e la chiesa di San Giovanni Battista Decollato con i suoi interni barocchi.
PERANO
La chiesa di San Tommaso Apostolo e il palazzo del comune chiudono dai due lati la piccola piazza del paese, contornata da piccole case in pietra e laterizi.
A Perano da provare è la Pizze e foije, il piatto tipico perranese, composta da una pizza di mais cotta nel camino, mescolata a verdure e arricchita da peperoncini fritti e sardine: garanzia di un piacevole ristoro, dopo aver camminato o pedalato tra i sentieri che circondano il paese. Ai bordi del centro, in contrada San Tommaso, un anziano custode segna il tempo di Perano da decenni: è la Grande Quercia, un esemplare maestoso considerato tra i più belli d’Italia.
MUSEO DEL MAIALE DI CARPINETO SINELLO
A Carpineto Sinello c’è un museo molto particolare, dedicato a una presenza costante e silenziosa tra gli animali della fattoria. È il Museo del Maiale, ospitato all’interno del Castello Ducale di Carpineto Sinello, una struttura che nasce con l’intento di preservare e divulgare la tradizione agroalimentare, culturale, sociale ed economica che l’allevamento dei suini ha sviluppato nel corso dei secoli. Il museo nasce nella zona di produzione della Ventricina, un salume dalla forma ovoidale che deve il suo nome alla parte – il ventre del maiale – che veniva utilizzata per insaccare la carne. La visita, oltre a stimolare una riscoperta della cucina pastorale, ha un’ampia sezione dedicata ai profumi e agli assaggi. In circa 1.000 metri quadri di area, cinque sezioni espositive raccontano la storia del rapporto tra uomo e maiale dall’antichità ai giorni nostri.
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