Costa dei Trabocchi
Lunghezza del percorso: 54,55 km
Dislivello + 360 metri – 360 metri
Difficoltà: Medio
Quota massima: 79 metri s.l.m.
Fondo: 100% asfalto
Appunti
- I ntermodalità treno -bicicletta: dalla stazione Vasto -San Salvo ci s’immette qua- si subito sulla ciclabile, volendo prenderla dall’inizio considerare 1,7 km verso Marina di Salvo.
https://loc.wiki/t/31441887/itqp?h=bmx5ngyrpy
Abruzzo, estremità meridionale: da San Salvo Marina inizia il nostro itinerario cicloturistico che risale la spettacolare Costa dei Trabocchi. La breve pista ciclo pedonale inizia sulle sponde del torrente Buonanotte, in prossimità del Giardino Botanico Mediterraneo, che insieme alla Riserva Naturale Regionale Marina di Vasto conservano le peculiarità delle dune costiere, dove un particolare microclima favorisce lo sviluppo di praterie umide. Dirigendo verso nord s’incontrano i lidi della Marina di Vasto: qui, presso il centro turistico termina la pista ciclabile, dopo uno sviluppo di circa 3.5 km. Evitando di proseguire sul lungomare Cordella, pedonale, si prende a sinistra Via Cipro, si svolta a destra su Viale Dalmazia e, dopo circa 900 metri, si lascia a destra il lungomare. Svoltando a sinistra si sale per 200 metri su Via Dalmazia, dopo il sottopasso su Via Doninzetti, a destra si entra in Piazza Fiume, nella SS16, seguendo l’indicazione per Pescara. Sull’altura che guarda il mare, Vasto, con il suo fascino di altri tempi, mostra un patrimonio artistico e culturale di tutto rispetto. Torri, fortificazioni, chiese e palazzi, passeggiate panoramiche e strette vie che sono un continuo belvedere. Una deviazione verso il centro storico merita, indubbiamente, ma allenamento e fiato sono peculiarità imprescindibili e distintive; perciò, trascurando il bivio a sinistra per Vasto, a colpi di pedale proseguiamo in salita lungo la SS 16 “Adriatica”, parallela a un lembo di costa che tra cespugli di ginestre fa intravedere da subito scorci affascinanti!
Lungo l’itinerario litoraneo emerge forre il legame della gente con il mare e ne sono testimonianza i trabocchi. Ne segnaliamo uno su tutti: quello di Cungarelle, realizzato dalla famiglia Verl nel 1938 e tornato a nuova vita nel 2006 dopo che una mareggiata se lo portò via nel 1955. La pedalata ci consente di guadagnare quota per circa 5 km, nel successivo chilometro in piano tiriamo il fiato, trascurando il bivio a destra che indica il Porro e Punta Penna, con la sua splendida spiaggia di sabbia dorata, una vera e propria oasi incontaminata. Si lascia velocemente alle spalle la zona industriale est di Vasto. Il crocevia successivo indica a destra la strada di accesso alla bellissima Riserva Naturale di Punta Aderci (1èl.: 085.8279489, info@cogecscre.com), che con i suoi percorsi panoramici a piedi e in mountain bike (vedi pag 44), restituisce la vera essenza di questo angolo selvaggio della Costa dei Trabocchi.
La tappa successiva è Lido di Casalbordino: infatti, procedendo dritti fino alla grande rotatoria – la strada maestra è quella per Pescara – perdiamo quota allontanandoci dalla costa, “traghettando” la nostra bici attraverso un bucolico paesaggio rurale dove sono protagonisti vigneti e uliveti. Sulla destra si supera il Lido di Casalbordino che presto rappresenterà un collegamento preferenziale per una nuova pista ciclabile che ricalcherà l’antico tracciato ferroviario, lungo uno dei tratti più spettacolari del litorale teatino. Un progetto ambizioso che costeggerà le rive dell’Adriatico da Trieste a Santa Maria di Leuca. Il nostro viaggio cicloturistico ci riporta al mare, verso località Termini, una volta superato anche sulla sinistra l’innesto della strada che segnala il Santuario della Madonna dei Miracoli di Casalbordino. Oltrepassata località Termini, questo tratto di costa ci consente di restare vicini al mare ammirando arenili davvero belli. A destra un bivio indica Lido Le Morge: il nome ricalca la sua composizione di grandi ciottoli bianchi, Morge infatti è una forma dialettale abruzzese che deriva dal latino Mttrex: sasso, roccia, scoglio. Il più grande, “lo Scoglione”, è punto di ancoraggio per un antico trabocco distrutto dalle forze del mare negli anni ’60 e oggi ricostruito per ospitare un ristorante. Si continua lungo la statale, il successivo bivio sulla destra consente di scendere alla spiaggia di Lago Dragoni, apprezzata dalla comunità naturista che qui trova un tratto di cosca pressoché intatto. In sella alla bicicletta entriamo ora in Borgata Marina, dove un fitto manto di vegetazione sovrastato dal frinire delle cicale rivela la presenza della Riserva Naturale Regionale Lecceta di Torino di Sangro (strada di accesso sulla sinistra con segnaletica Cimitero di Guerra Inglese), una delle aree protette meglio organizzate sulla Costa dei Trabocchi, con i suoi nove percorsi escursionistici segnalati, le aree di ristoro e il Sentiero mtb che tocca quasi tutti gli angoli della Riserva (vedi pag 42).
Siamo a metà percorso, oltrepassata Borgata Marina la statale sopravanza la foce del fiume Sangro e prosegue parallela al litorale di Fossacesia, circondato da una vegetazione mediterranea sempre accesa nei colori e penetrante nei profumi; aranceti e uliveti si impossessano delle colline, mentre verso il mare sono le ginestre e il fìnocchietto a frusciare sotto i colpi delle raffiche di vento. Sui bordi dell’acqua, le antiche macchine da pesca con i loro lunghi bracci in legno. Oltrepassato il grande innesto della SS652, si procede dritti e mentre si pedala per entrare al Lido Fossacesia, tra il vecchio centro abitato – dominato dai suoi palazzi seicenteschi – e la Marina, con piedi secolari uliveti, imponente appare alla vista la chiesa cistercense di San Giovanni in Venere: sede feudale nel Medioevo, è uno tra i luoghi di culto che godono di un panorama mozzafiato sulla Costa dei Trabocchi. A formare il complesso sono una basilica e un monastero, costruiti all’inizio del XIII secolo forse sulle vestigia di un antichissimo tempio pagano dedicato a Venere.
All’uscita del Lido, lasciaro sulla sinistra il bivio che porta al paese e all’abbazia, la strada attraversa uno dei tratti di litorale dove si concentra il numero maggiore di trabocchi, mostrando scorci di cultura marinara: il trabocco di Pesce Palombo, di Punta Cavalluccio e Spezzacatena, giusto per citarne alcuni. Oggi gli stessi pali che un tempo sostenevano le piattaforme e le reti da pesca, sorreggono tavoli e cucine dove gustare le ricette della tradizione locale.
Nelle zuppe, con la pasta o semplicemente alla griglia, con un filo di olio e un pizzico di sale: il pesce dell’Adriatico trova la sua migliore espressione culinaria proprio nei luoghi che meglio di altri custodivano i segreti della pesca abruzzese.
Una leggera salita e superiamo la penisola· di Punta Cavalluccio, si prosegue lungo il litorale; lasciando a destra i trabocchi di Punta Torre e Sasso della Cajanna, si pedala attraverso PuntaTufano (località Vallevò) e la costa degli aranci, fino a valicare il promontorio del Turchino; deviazione per il belvedere – a destra, alla fine della salita – dove il Vate ammirava la costa e l’omonimo trabocco, uno dei simboli di questo tratto di costa dove si segnala anche il trabocco di San Giacomo. Dal capo, la strada scende immersa nella rigogliosa vegetazione mediterranea che si mescola a ulivi, nespoli e aranci, attraverso il comune di case sparse di San Vito Chietino, uno dei tanti angoli rurali prossimi al mare che si è miracolosamente sottratto dalla contaminazione dell’edilizia turistica.
Si attraversa il paese, la direzione è sempre quella per Pescara: tra orti e coltivi s’inizia a intravedere Ortona che abbraccia il mare con il suo porto sempre attivo e il castello che vigila dall’alto, arroccato su uno sperone di roccia che si raggiunge percorrendo altri 7 km di strada, alcuni in salita.
Ora lasciamo a destra il trabocco Mucchiola, ci allontaniamo dalla linea di costa perché gambe e rampichino ci portano sulla collina del Promontorio Acquabella; giunti in cima prendiamo fiato costeggiando sulla destra la stretta fascia di vegetazione della Riserva Naturale Punta dell’Acquabella. La starale in leggera discesa tocca il Moro River Canadian War Cemetery, il cimitero militare canadese che ricorda con le sue ordinate file di rombe in pietra una pagina buia della storia teatina. I.;itinerario perde quota finché al termine della discesa c’immettiamo sulla destra su Via Cervarna, che entra con un cavalcavia dentro il porto della piccola “Stalingrado d’Italia”, come la definl Churchill.
Qui, persone tenaci, legate alle proprie origini, portano avanti quotidianamente la tradizione della pesca grazie a trabocchi e a: piccole imbarcazioni, su fondali generosi.
CASALBORDINO
Come la maggior parte dei borghi arroccati sulle colline antistanti alla costa, ha la sua antica origine medievale.
Dall’alto del suo colle, tra i fiumi 0sento e Sinello, si chiude in un centro storico
dove a svettare su tutti gli altri edifici sono il vecchio torrione medievale e la più recente torre civica di inizio Novecento.
Poco fuori dal suo centro, il Santuario della Madonna dei Miracoli.
POMODORO MEZZOTEMPO DI VASTO
Così chiamato per il periodo di maturazione che awiene in estate, a metà della stagione. Questo pomodoro è utilizzato anche per cucinare il Brodetto, piatto tipico di pesce che unisce i frutti del mare e quelli che vengono coltivati sui colli a ridosso della costa. Rispetto agli altri pomodori, il Mezzotempo di Vasto ha un profumo più intenso. Divenuto impuro con il passare del tempo, è stato protagonista di un progetto regionale di recupero per non perdere la tradizione del suo antico seme.
SANTUARIO DELLA MADONNA DEI MIRACOLI DI CASALBORDINO
Questo luogo di pellegrinaggio, già narrato da Gabriele D’Annunzio nel suo
“Il trionfo della morte”, è originario del XVI secolo, quando ancora era solo una piccola cappella rurale. A fianco del santuario, oggi è ancora presente una ricca biblioteca monastica benedettina che contiene
oltre 50.000 volumi moderni
e 5.000 libri stampati tra il XVI e il XVIII secolo.
EREMO DANNUNZIANO
Dalle piccole panchette in pietra circondate da un trionfo di fiori, sedeva e mirava il paesaggio Gabriele D’Annunzio quando, nell’estate del 1889, scelse proprio Casa Turchino, da tutti poi conosciuta come Eremo dannunziano, a San Vito, per trascorrere l’estate in compagnia della sua amata Barbara Leoni. Un elegante casolare costruito su un promontorio da cui fosse visibile proprio quel Trabocco Turchino che poi fu ispirazione per il suo “Il trionfo della morte”.
ROCCA SAN GIOVANNI
Tra piccoli vicoli e ciottolati, guadagniamo il Corso principale. Siamo a Rocca San
Giovanni, uno dei “Borghi più belli d’Italia”, costruito su un colle a circa 150 metri sul livello del mare. In piaua degli
Eroi respiriamo tutta l’aria delle piaue di paese italiane: il
Palazzo Municipale del XIX secolo, che custodisce al suo interno una collezione di opere d’arte, poi la chiesa romanica di San Matteo Apostolo e la sua torre campanaria. Tra i palaui, sbirciamo un paesaggio che sarà grandioso all’estremità del corso principale. Un panorama preannunciato da un’ampia terraua da cui lo sguardo domina tutta la costa e la campagna circostante, dove il verde degli uliveti, dei vigneti e degli aranceti si mescola al blu del mare, là in fondo. Più in basso, il borgo di Vallevò è l’affaccio sul mare di Rocca San Giovanni, circondato anch’esso da piccole insenature e arenili ciottolosi.
RISERVA NATURALE PUNTA DELL’ACQUABELLA
Conserva un piccolo tratto di costa dove l’acqua cristallina lascia ammirare un fondale di sabbia e ciottoli colorati. Il punto più suggestivo dell’area è la piccola Caletta dell’Acquabella, nascosta tra le rocce all’ombra di un’imponente falesia.
Per info: Tel.: 085.90571, info@comuneortona.ch.it
Riserva Naturale Grotta delle Farfalle
Nell’entroterra di Vallevò, a pochi passi dalla costa, un fitto intreccio di fossi e avvallamenti crea un habitat umido unico nell’area. È la Riserva Naturale Grotta delle Farfalle, un’area naturale compresa nel comune di Rocca San Giovanni. Qui, piccoli torrenti e sorgenti danno linfa vitale a una vegetazione rigogliosa, tipica delle vallate fluviali, con specie come la quercia, il pioppo, il salice e l’olmo. Questi piccoli anfratti furono un rifugio fondamentale per partigiani e sfollati in fuga dalle truppe tedesche, oggi per fortuna, le storie di guerra si sono trasformate in storie di una natura che vive placidamente il suo corso. A cosa si deve il suo nome cosl curioso? A una grande cavità sotto una parete di arenaria che pare riempirsi – secondo la tradizione locale – di migliaia di farfalle durante alcuni mesi dell’anno. Per info: Tel.: 0872.60121, info@grottadellefarfalle.com.
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