Giro tappa...
Lunghezza del percorso: 56 km
Dislivello + 2230 metri – 504 metri
Difficoltà: Impegnativo
Quota massima: 2068 metri s.l.m.
Fondo: 100% asfalto
Appunti
- lntermodalità treno – bicicletta: stazione ferroviaria di Chieti della linea Roma -Pescara.
https://loc.wiki/t/31441953/itqp?h=bmx5ngyrpy
Quando si spara, si spara. Non si parla!” è una delle celebri battute del capolavoro di Sergio Leone, “Il Buono, il brntto e il cattivo”. Parafrasandola, qui potremmo dire che “quando si sale, si sale, non si parla”. In bicicletta, si intende. E qui c’è da mettersi davvero cesta sotto e spingere perché se il paesaggio incorno è notevole, allo stesso modo lo è la salica, tanto che il percorso è stato scelto per una tappa del Giro d’Italia 2017. E sono tanti i cicloamatori che sulla scia dei campioni sfidano pendenze anche fino al 14 per cento, sognando il traguardo e le ali di folla acclamante. Il Giro arrivava da Francavilla al Mare dopo aver percorso la cosca, entrando in Abruzzo da San Salvo. Da Chieti dunque si scende verso lo Scalo e proseguendo spedici sulla SS5 si va in direzione Manoppello Scalo, Manoppello e Lettomanoppello. Vicina c’è l’Abbazia di Santa Marina Arabona, iniziata intorno al 1197 e che custodisce un bellissimo cero pasquale e tabernacolo: per il cicloturista che non deve arrivare prima degli altri al traguardo può essere un’idea per una deviazione sul percorso. A Manoppello c’è il santuario del Volto Santo che custodisce il celebre velo con l’immagine sacra. Seguendo la tappa, da Lettomanoppello ecco Scafa, con altra deviazione possibile per una visita al parco delle sorgenti sulfuree del Lavino. Fino ad ora, comunque, solo saliscendi, in confronto a ciò che deve ancora arrivare ed ecco la prima prova verso San Valentino in Abruzzo Citeriore. Sulla collina fra i fiumi Orta e Lavinio, ci sono i resti del castello e soprattutto la chiesa parrocchiale dei Santi Valentino e Damiano: l’antica chiesa è stata ricostruita tra il 1777 e il 1792, su base, come vuole una tradizione, di un progetto del Vanvitelli. Ma qui c’è poco tempo per pensare all’architettura e allora di nuovo cesta sotto e via verso Roccamorice.
Inizia la salita finale di 13 km con arrivo al Blockhaus “su strada stretta con numerosi tornanti” come specificano le note tecniche del Giro. E ancora: “Per quasi l O km la pendenza si mantiene sopra il 9% con punte fino al 14%”. Il panorama intorno è bellissimo, di una natura selvaggia e allo stesso tempo accogliente. Questa è l’area dove ancora sono in piedi i celebri Tholos, le capanne in pietra a secco di impianto pastorale e che punteggiano il paesaggio che si incontra pedalando. E intorno ci sono alcuni degli eremi piL1 belli d’Abruzzo, da quello di San Bartolomeo in Legio, abbracciato dalla roccia, che ha ospitato anche Pietro da Morrone, fino a quello di Santo Spirito a Majella, qui da prima dell’anno Mille. Bicicletta, natura, spiritualità, per chi ha buone gambe ma soprattutto buon cuore per accogliere tutto questo.
BLOCKHAUS… ED È LEGGENDA
Sulle gambe già c’erano i 220 km da Caserta, mentre la carovana del Giro d’Italia si awicinava alla Majella. Qui il 31 maggio del 1967 si scrive una pagina epica di ciclismo. Gabbiette agli scarpini, ecco la salita del Blockhaus, nome che evoca i briganti che si volevano tenere a bada al tempo dell’Unità d’Italia. Gli abruzzesi ai lati della strada incitano Vito Taccone – ‘il camoscio d’Abruzzo· – ma ecco spuntare Eddy Merckx, il 21 enne belga che firma qui la sua
prima vittoria al Giro.
Soste di piacere …
Chieti, un concentrato di arte, storia e cultura
La torre della Cattedrale di San Giustino, i cui primi piani risalgono al 1335, è punto di riferimento per la vallata. Vista Majella, è simbolo dell’antica Teate -che un mito vorrebbe essere stata fondata dall’eroe omerico Achille, dal nome della madre Teti. Cittadina elegante, sul colle, Chieti brulica di viuzze tutte da scoprire per piacevoli camminate avendo come punto di riferimento proprio la piazza della Cattedrale e il celebre corso Marrucino con i suoi storici caffè e le botteghe che conservano le antiche insegne, fino al parco della villa Comunale. Il tutto accompagnati dai tempietti e dai resti del teatro romano, segno delle origini della città, le cui testimonianze che in superficie sono evidenti, nel sottosuolo assumono ancora più fascino, come le cisterne proprio sotto piazza San Giustino esplorate di recente, oltre alla rete della cosiddetta Chieti sotterranea, fra cunicoli e ambiente ipogeo. Da non dimenticare la bomboniera che è l’ottocentesco Teatro Marrucino. Per scoprire l’impianto pre romano, c’è l’area della cosiddetta Civitella, la parte più alta della città, poi acropoli. Il Museo della Civitella testimonia la vita che qui si svolgeva, custodendo i reperti trovati durante opere di scavo negli anni ’60. Orgoglio di Chieti, inoltre, è il Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo, che della regione ospita il suo celebre simbolo: la statuta funeraria del cosiddetto Guerriero di Capestrano, della metà del VI secolo a. C. Da vedere anche il Museo d’arte Costantino Barbella nonché fermarsi di fronte ai tanti palazzi che nobilitano la città, dal Palazzo Comunale a quello di Giustizia e Palazzo Mezzanotte, De Lellis-Carusi, De SanctisRicciardone, Palazzo Tappi e Palazzo Zambra, palazzo Majo, fino alle porte di accesso come Porta Pescara, il seminario Arcivescovile e le tante piazzette, oltre alle numerose chiese. Il Venerdì Santo c’è la suggestiva processione accompagnata dalla melodia del Miserere composto da Saverio Selecchy nel XVI Il secolo.
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